Il Castello di Santa Caterina si trova sulla sommità del Monte Santa Caterina da cui si egemonizza l’intera Isola di Favignana. Si tratta di un castello che durante l’età moderna fu protagonista di plurime ricostruzioni e che oggi si presenta monumentale e di grande bellezza.
Edificato come torre di avvistamento nel IX secolo d.C., durante il regno di Ruggero d’Altavilla, nel 1081, fu ampliato e, nel XV secolo, potenziato da Andrea Rizzo, Signore di Favignana, che lo fece ristrutturare nella forma attuale, con pietra di tufo ricavata nell’isola, al fine di contrastare i frequenti attacchi saraceni. Nel 1655, il forte fu rimaneggiato fino ad essere destinato a prigione dai Borboni dal 1794 al 1860. Circa 32.000 persone patirono il carcere a Santa Caterina. Durante la rivolta del 1860, che portò all’Unità d’Italia, il Castello fu saccheggiato e devastato. Dopo svariati usi, venne utilizzato durante il secondo conflitto mondiale e dotato di postazioni di artiglieria a difesa dell’isola. Attualmente è in stato d’abbandono.
Eretto in pietra calcarea locale a forma rettangolare con sporgenze simmetriche ai quattro angoli, il castello di Santa Caterina era dotato di un piano terra infossato nella roccia e adibito, a partire dal XVII secolo, all’accoglienza dei prigionieri politici. Il primo piano era costituito da locali probabilmente di alloggio per la guarnigione e sovrastato dalla terrazza di avvistamento. Un piccolo fossato correva lungo la facciata e l’ingresso era possibile attraverso un ponte levatoio. La luce all’interno del castello penetrava attraverso un gran numero di finestre ogivali, feritoie, spiragli e buche. Nel piano superiore vi erano una serie di stanze a volta basse che dovevano appartenere agli ufficiali e ai soldati. Vi era anche una cappella intitolata a Santa Caterina dove il prete officiava la messa per i detenuti. Si può quindi presumere che il nome di Santa Caterina derivi dalla chiesetta o cappella di cui i Normanni munirono il castello.
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